Il treno dei desideri, la punta di diamante della flotta delle Ferrovie dello Stato: il Settebello è stato definito in molti modi, tutti testimonianza del grande impatto di stile e design che ha avuto.
Questo treno, infatti, è stato sinonimo della ripresa industriale del dopoguerra e del made in Italy ante litteram: il progetto dell’allestimento, infatti, fu disegnato da Gio Ponti e Giulio Minoletti, due nomi indimenticabili del design industriale italiano, e poi realizzato dalla Ernesto Breda di Sesto San Giovanni (MI) negli anni 1952‐59.
Il risultato fu un mezzo caratterizzato dalla linea bombata inconfondibile, mutuata dai jet dell’epoca, e da allestimenti lussuosi e avveniristici per quegli anni: oltre alla carrozza bar e ristorante, i viaggiatori potevano trovare una postazione per il telefono e l’aria condizionata senza contare la presenza a bordo di personale poliglotta, per favorire i turisti stranieri che frequentavano l’elettrotreno.
Viaggiare sul Settebello era un’esperienza davvero unica, tanto che il suo mito si è avvicinato a quello dell’Orient Express del primo ‘900: oltre al servizio e all’offerta proposta, grande attrazione suscitavano i due salottini di testa e coda forniti di vetrate panoramiche, lasciati liberi dalla sala macchinisti rialzata al piano superiore.
Composto da 7 carrozze, il Settebello percorreva abitualmente la tratta Milano‐Roma con una velocità di punta di ben 160km/h, finché negli anni ’70 fu sostituito dal Pendolino.
Da qui la storia del Settebello è in decrescendo: negli anni ’80 i tre esemplari furono convertiti in Intercity, smantellando tutto l’allestimento del treno per mantenere solo la struttura esterna, perdendo per sempre gli arredi preziosi degli anni ’50.
È in questo stato che la Fondazione FS ha recuperato l’ultimo esemplare, abbandonato sui binari di Falconara Marittima (AN): trasferito dal 2016 presso le officine di Voghera, è stato oggetto di pulitura e restauro, ma anche di lavori di ammodernamento per rinnovare lo spirito di avanguardia che lo caratterizza.
Se le prime carrozze saranno ricostruire seguendo filologicamente i disegni degli anni ’50, fatto salvo i nuovi sistemi di sicurezza e le comodità di Wi‐Fi e prese elettriche, le carrozze 6 e 7 invece avranno un futuro diverso.
Il rinnovo di questi due ambienti è affidato, tramite un bando di concorso, ai laureati presso il Laboratorio Design Italiano per il Treno (DIT), nato dalla congiunzione tra Università degli Studi di Firenze e Trenitalia proprio per creare i treni del futuro.
Il progetto risultato vincitore è quello che ha proposto un re‐design che sfrutta tutta la potenzialità delle nuove tecnologie, ad esempio IoT e intelligenza artificiale, integrandole in spazi che si amalgamano con quelli delle altre carrozze, unendo comfort, tecnologia e bellezza con la storia.